Zales TBD

Blog di sana e robusta risoluzione

Opponibile

(Posizione)
Palmo della mano destra, dal retro della nocca del pollice fino al centro del polso.

(Cause)
Un banale inventario nel magazzino dei nastri d’acciaio, arrotolati a formare dei rocchetti strettissimi di lamiera chiamati coils. Una cartellina da presentatore piena di prestampati nella mano sinistra, ed una penna nella mano destra. Tra le cataste di avanzi degli anni ottanta, cosa diavolo ci sarà scritto dietro quella pedana, non vedo, ma magari se metto un piede su quel nastro e mi sporgo un po’… Oh cazzo! Perdo l’equilibrio, cerco appoggio e non mi rendo conto di essere circondato da una riserva inesauribile di bordi affilati.
La penna resta incastrata tra le dita. Mi rialzo, e leggo i numeri a pennarello indelebile del prossimo nastro, scrivo sul foglio. AISI 316, 22×64, Diam 90cm, diam 60cm. Il foglio viene spruzzato di macchioline rosse, mi guardo la mano. Buio.

(Conseguenze)
Non sono svenuto, non mi infastidisce il sangue né il dolore. Ricordo di aver sentito un gran freddo e di essermi incamminato lentamente verso il capo officina. Non ricordo reazioni, medicazioni, corsa in ospedale, come fosse il taglio o con cosa mi abbiano medicato. Come se fosse buio pesto per almeno tre ore.

Non posso più tenere in mano una spada, non posso più lanciare i coltelli, non posso più combattere con il bastone.
Non posso più usare un martello, non posso più avvitare una vite da legno bella stretta, non posso più sollevare un tronco, non posso più usare una pala per più di dieci minuti.
Non posso più arrampicare, non posso piantare la picozza nel ghiaccio e sollevarmi, non posso più tenere la corda per fare da sicurezza, non posso più lanciare palle di neve senza guanti.
Non posso più lanciare una dritta al battitore, o arrivare dall’esterno fino a casa base, non riesco nemmeno a tenere la mazza in mano quando colpisce la palla, il contraccolpo mi fa vibrare fino alla spalla.

Per tutte queste e per mille altre piccole cose devo prima usare uno strumento più sottile, affilato, forte e determinante. Il cervello.
Con le lame ed il bastone sono diventato un giocoliere, o almeno ci provo.
Lego il martello al polso, faccio un foro con il trapano prima di mettere una vite, ho delle cinghie per sollevare i pesi, non uso più la pala, mi faccio prestare la motozappa dal vicino, che in più fornisce vino, buoni consigli ed amicizia.
La montagna ed il baseball li ho abbandonati, gradualmente e con pochi rimpianti.
Usare il cervello mi è servito a trovare un punto di vista nuovo per fare tutte le piccole cose che richiedono un po’ di forza, e per tutte quelle micro disabilità che non notiamo.

Questa cicatrice ha influito sulla scelta dell’università, ma questa è un’altra storia.
Non disegnerò mai più. Ma scrivo.
In ritardo ma ci arrivo…

Questa è la mia cicatrice, pubblicata qui da Barabba Edizioni in un ebook che si scarica qui e che contiene tante altre cicatrici. 

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