Zales TBD

Blog di sana e robusta risoluzione

Vele verso nord

Il vento. I suoi capelli scossi dal vento.

Veniva dal nord, dalle montagne più alte, da dove i nodi significavano la sicurezza di restare attaccato alla roccia, e dove la neve regna per dieci mesi all’anno.

E pensare che lo prendevano in giro, lo canzonavano. Gli dicevano: «Hai imparato a portare quel guscio di noce da una ragazzina, dove pensi di poter andare?». Eppure lui, imperterrito voleva imparare. Le basi.  Il vento. Le vele. I nodi. La barra. Le corde intrise di sale e le mani distrutte dal sole.

Eppure ha imparato. Ha portato quel guscio più lontano dai qualunque altro. Al largo, dove le onde riempivano lo scafo di tempesta. Lei lo seguiva sempre. Da terra. O dal guscio di noce gemello. Ines e Salvia. I due piccoli scafi bianchi di vetroresina. Nulla di puù che due barchette con l’alberello sottile ed usurato dalla pratica.

Due sciocchezze da bambino. Con le corde arancioni, spesse. Le vele bianche di quella tela sintetica che farebbe accapponare la pelle al tocco elettrico della cerata rigorosamente bianca.

Così ha imparato a gestire il proprio peso in acqua, a seguire i comandi urlati nella nebbia, ad accarezzare le secche con la chiglia, a muovere il timone verso il largo, a tirare la bolina fino al limite della tristezza.

Fino a che lei le ha concesso il privilegio più grande. Tenere il timone del suo tre alberi. Portare quel bestione fino all’isola, nascondere i piccoli gesti dietro i movimenti ampi della manovra. Costringere quell’ammasso di legno vecchio come lei a ruotare sul perno della marea.

Lui l’amava a modo suo. Come si può amare il mare. Come i poeti hanno descritto meglio di come mai potrebbe fare lui. Come lei amava leggere ad alta voce, stesa sul ponte, con lo sguardo alle stelle e la lanterna legata più in basso possibile. Lui le raccontava le stelle, banale come un romanzo rosa, ma lei ascoltava solo il suono delle onde contro lo scafo fino a che il torpore raggiungeva i limiti dell’insonnia.

Nella scelta più importante, nel momento in cui la fiducia e l’affiatamento avrebbero guidato le sue mani verso domani, lei non scelse lui. Lei abbandonò il suo allievo. E lui si sentì tradito, come allievo e come amante, fino a fuggire.

Fuggire verso il nord, verso le montagne da cui era partito.

«Dove pensi di poter andare?» gli dicevano.

Tornò a casa.

Avevano ragione.


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